sabato 6 marzo 2010

Università: crollo degli iscritti a Scienze della Comunicazione

L'introduzione del corso di laurea in Scienze della comunicazione fu salutata come un elemento innovatore. Non solo perché avrebbe creato una figura ibrida, capace di riunire in sé gran parte delle competenze necessarie per la stesura di progetti comunicativi e la realizzazione di indagini di mercato, ma perché fu la prima volta che nel mondo accademico italiano faceva il suo ingresso un corso di laurea con intenti dichiaratamente professionalizzanti.

I corsi di laurea in Scienze della comunicazione, però, hanno goduto più di interesse mediatico che della convalida di consolidate tradizioni accademiche.
Le perfomance sul mercato del lavoro della laurea in Scienze della comunicazione non sono state quelle attese, alcuni attribuiscono questo problema alla poca selettività che si è venuta a creare alla Sapienza, dove si deliberò di abrogare il numero programmato non appena terminato il primo quinquennio del corso presentando Scienze della comunicazione come il corso di laurea del futuro, in grado di creare figure con una preparazione flessibile e come tali altamente competitive nei più disparati contesti lavorativi. Questo provocò un boom di iscrizioni, tanto che la facoltà di Scienze della comunicazione della Sapienza al primo anno della sua istituzione era già la facoltà con la più alta popolazione studentesca dell'intero ateneo romano. Dopo la riforma universitaria del 1999 c'è stata una forte contrazione della domanda, tuttora in progressiva diminuzione, tant'è che l'introduzione del numero programmato in alcuni corsi che non lo avevano si sta rivelando inutile. Le ricerche dei vari osservatori evidenziano come il calo della domanda, inizialmente illusorio, sia reale, nel senso che gli iscritti al primo anno nel 2001-2002, primo di applicazione della riforma, risultano complessivamente meno dell'anno precedente, anno di picco delle immatricolazioni, e negli anni successivi la tendenza si è confermata negativa, nonostante il raddoppio delle sedi ove oggi è possibile studiare comunicazione.

Qual è la situazione oggi?

Da una rigorosa rielaborazione di dati del Miur e dei siti dei singoli atenei italiani, emerge l’andamento dei corsi in Scienze della Comunicazione dopo la riforma: per l’anno accademico 2001-02 si contavano in Italia 68 corsi triennali della classe 14, per il 2006-07 sono 70. Tenendo conto, però, che tra il 2003 e il 2005 è stata toccata una punta di 78 corsi, poi calati a 73 l’anno successivo e a 70 quello dopo.
Vediamo adesso il trend degli iscritti sui dati del Miur: dall’inizio del decennio a oggi si registra un costante calo delle immatricolazioni, dovuta a una politica di contenimento degli ingressi nei singoli atenei.

Dai 19.587 immatricolati nel 2001/02 si è arrivati nel 2006/07 a 11.334, con una decrescita media del 10,6 % ogni anno.

Per quanto riguarda il numero totale degli iscritti a Scienze delle Comunicazione, dopo il picco di 57mila del 2004-05 (dai 26.500 del 2001/02) si va verso la stabilizzazione, con un lieve calo rispettivamente dell’1,5 e del 6 per cento nei due anni successivi.

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